25° INCONTRO DEL 03-04-2017

 
Senofane, saggio filosofo greco (580-475 a.C.), già diceva delle cose di straordinaria importanza a proposito dell'antropomorfismo religioso. Asseriva che se i cavalli, per esempio, avessero voluto una divinità, l'avrebbero immaginata come un cavallo.
Questa sera dobbiamo riflettere su questo perché "nihil novi sub sole" ("niente di nuovo sotto il sole"). Infatti su un documento egizio del 2000 a.c. c'è scritto che i figli non obbedivano più ai genitori, che le stagioni non erano più le stesse, ecc. Tutte cose di grande attualità ancora oggi.
L'egolatria o anche l'antropolatria vuol dire tradurre nella centralità dell'uomo, la totalità dello scibile, come se tutto, cioè, potesse essere conosciuto o riferito esclusivamente al metro umano.
L'egolatria, poi, è riferibile addirittura al metro personale.
Come la medicina molecolare sta cercando di personalizzare le terapie, così nel futuro c'è il grosso rischio di produrre la realtà del teismo secondo le modalità della propria esperienza. D'altra parte non può essere diversamente se la persona si anchilosa nelle proprie strutture prefabbricate e non si elasticizza nella dimensione dialogale, non solamente con la singola realtà epifenomenica, ma con la realtà della molteplicità delle forme umane.
Gli incontri polietnici e policulturali devono portarci a vedere come nessuna realtà teista è corrispondente a quella divina perché la realtà divina non è quella che abbiamo definito noi. Nessuno ha la pretesa (come per secoli è stato fatto) di avere la conoscenza della verità esclusiva. La verità è progressiva perché Colui che ha detto: "Io sono la verità", ha detto anche: "Io sono la vita" e la vita, in quanto tale, è in movimento permanente per cui la verità o è il movimento permanente o non è la verità.
Nel 1992 c'è stato un cambiamento: è stato detto che Galilei aveva ragione (con qualche secolo di ritardo).
Prima di Galilei, un devoto monaco polacco Niccolò Copernico (1473-1543) intuì che non era più possibile sostenere la teoria del geocentrismo, ma bisognava accettare quella dell'eliocentrismo.
Il geocentrismo considerava al centro la terra a cui tutto era riferibile. Quindi, Dio nel creare l'universo, avrebbe tenuto presente questo modello.
La teoria dell'eliocentrismo (sole al centro), intuita da Copernico e asserita da Galilei, produsse uno sconquasso notevole perché il potere dell'epoca si estendeva anche sulla verità in un mondo in cui era diffuso il teocratismo.
Copernico non entrò in contrasto con il potere dominante, ma Galilei (1564-1642), dopo di lui, fece importanti studi astronomici con l'aiuto del telescopio e divenne fautore della teoria dell'eliocentrismo. Pur essendo un buon cattolico e avendo una figlia suora, Galilei fu costretto all'abiura e condannato al domicilio coatto. Prima di lui era stato mandato al rogo Giordano Bruno sempre da chi aveva la pretesa di possedere la verità.
Anche noi andiamo fieri di possedere la verità tutta intera. Ma non è così. Noi siamo sempre prigionieri di una quantità di... cavalli, cioè degli scheletri che abbiamo negli armadi perché anche noi ci siamo fatti la divinità a nostro uso e consumo.
Parlare del Vangelo del futuro significa entrare in una dimensione innovativa.
Poco dopo la morte di Galilei, nacque Isaac Newton (1643-1727) che scoprì la legge di gravità, responsabile delle cadute, delle maree, ecc. e che portò allo smantellamento dell'immagine di un Dio che interveniva direttamente per causare danni. Dio, quindi, non c'entra e non interviene nella storia per modificarne il corso.
Dopo abbiamo avuto Sigmund Freud (1856-1939) che ha asserito che molti modelli attribuiti a Dio, sono proiezioni delle nostre profonde esigenze per cui ci facciamo un Dio a nostra immagine.
Successivamente abbiamo Albert Einstein (1879-1955) che con la sua teoria della relatività, asserisce che il tempo e lo spazio non sono illimitati e, quindi, tutto ciò che è riconducibile all'esperienza antropologica che è tempo e spazio, non può parlare di realtà al di fuori di questi due elementi. Se tutto fosse riconducibile al tempo e allo spazio, noi necessariamente, parlando di Dio, dovremmo raffigurarcelo nel tempo e nello spazio. Invece, attribuiamo a Dio ciò che non è umano, ma sempre tenendo presente i concetti umani. Quindi, se noi siamo mortali, Dio è immortale, se siamo limitati, Dio è immenso, ecc..
Tutto questo processo ci costringe a riflettere sulle categorie nelle quali abbiamo intrappolato Dio e che non rientrano nella Sua dimensione divina che noi non conosciamo. Così abbiamo prodotto un modello idolatrico perché costruito dall'uomo, e di Lui parliamo con modelli idolatrici.
Il Vangelo del futuro richiede la consapevolezza di poter dire a noi stessi che siamo stati bestemmiatori nel momento in cui abbiamo voluto parlare di Dio con le categorie idolatriche.
Ha un futuro il cristianesimo con questo presupposto? Cristo ha un gran futuro. Il cristianesimo, invece, non ha la possibilità di sopravvivere se vuole rimanere ancorato a questo modello idolatrico.
Gesù è il Vangelo del futuro non in quanto libro, ma in quanto è vissuto da... bestemmiatore, come fu accusato di essere.
Gesù, cioè, ha fatto quello che io ora sto cercando di fare insieme a voi, quello che è il Vangelo eterno che si deve divincolare dalle categorie nelle quali lo andiamo a intrappolare per cui non abbiamo la capacità di accorgerci che come i... cavalli, ci siamo fatti un Dio a nostra immagine.
Se non ci liberiamo da questo modello, non possiamo riuscire ad entrare nella realtà di un Dio che non è catturabile nelle categorie umane. Se Lo manteniamo legato a queste, noi idolatriamo Dio perché lo mettiamo in quelle che sono le categorie dell'umano. Invece, la categoria divina è scissa da quella umana e Gesù Cristo quando è venuto a contatto con noi, ci ha presentato un Dio completamente diverso, un Dio sorprendente. Quelli che dicevano di avere il loro Dio (il loro cavallo), niente avevano capito di Gesù Cristo, tanto è vero che lo misero in croce.
Gli Ebrei non avevano le immagini iconografiche di Dio, ma avevano le categorie concettuali di un Dio vendicativo. Quella era la loro idolatria. Certamente Gesù Cristo non si è comportato come loro, ma non è stato accettato come il Messia atteso dalle genti come promesso dalla realtà storica perché lungo la storia, il messaggio dell'Assoluto è stato trasmesso secondo determinate categorie concettuali.
Noi facciamo una grossa fatica ad accettare, per esempio, un Papa fumatore come mostrato nella fiction "The young Pope". E nel concreto, se fosse eletto Papa un laico, una qualsiasi persona battezzata, un... Gennaro Esposito, quanti cattolici conserverebbero la fede? Perché anche noi abbiamo chiuso il Papa in categorie che lo vogliono fatto in un certo modo.
Se provassi a celebrare la Messa senza indossare i paramenti, almeno il 98% delle persone non verrebbe più...
L'andare oltre è difficile anche per coloro che hanno superato l'aspetto di religione e sono entrati nella dimensione della fede in Dio. Io sto cercando di fare un passo avanti: noi pensiamo veramente che Dio sia la risposta agli interrogativi dell'uomo?
Non ho fatto il discorso dell'idolatria della prassi, ma di quella concettuale. Questa tematica richiede che ognuno di noi si domandi: "Che razza di Dio mi sono formato io nella mia testa?". Questo è il punto! L'idolatria è egolatria.
E' richiesto, quindi, un certo impegno nella modificazione interiore della modalità con cui noi concepiamo Dio, la religione, la Chiesa.
Bisogna chiedersi: "Se non mi fossi affossato nell'egolatria e nell'idolatria, che modalità di relazione costruirei con questa Realtà che è al di fuori del tempo e dello spazio?".
Considerate che lungo la storia si sono fatti grandi passi nello smantellare gli attributi di Dio. E dopo aver smantellato questo e smantellato quello, dobbiamo smantellare ciò che sta dentro di noi e che è il compito più difficile.
Parlare della Chiesa o delle... fibbie d'argento sulle scarpe dei cardinali è perdita di tempo perché sono cose per le quali le popolazioni dell'immediato futuro non hanno più alcun interesse.
I problemi sono altri. Secondo le proiezioni statistiche, l'umanità è agli sgoccioli perché non c'è riproduttività per riduzione degli spermatozoi. E noi stiamo ancora a difendere il concetto del celibato dei preti mentre l'umanità crolla. Sacrifichiamo la radice della vita a certi modelli di tipo idolatrico concettuale.
Parlare così è difficile, e per voi è difficile capire se si è prigionieri del modello che si ha in testa per cui si penserà che io sia pazzo.
Non ci si può creare un modello di Dio, ma per arrivare a questo, bisogna passare attraverso quello che si ha.
Il percorso degli scienziati citati all'inizio (a cui aggiungiamo anche Darwin) ha segnato dei passi in avanti non solo accademici, ma ci hanno liberati da un modello di schiavitù religiosa.
La teocrazia rivendica il possesso della verità, ma noi sappiamo che, come già detto, la verità è Gesù Cristo che è anche vita. La verità e la vita hanno una dinamicità intrinseca.
E' importante capire che questi passi vanno considerati non solo dal punto di vista ontogenetico, personale, ma anche dal punto di vista filogenetico, gruppale, dell'umanità intera che deve continuare ad incamminarsi per liberarsi da modelli idolatrici stereotipati.
C'è chi crede ancora che Dio abbia creato il mondo in 7 giorni di 24 ore e che un bel giorno si sia messo a passeggiare con Adamo nel giardino, dopo che Darwin ha scoperto le leggi della selezione naturale...
Sono problemi molto grossi nella conoscenza della realtà della vita. Spesso ci capita di depistare gli argomenti in merito perché abbiamo difficoltà a modificare il nostro modello.
Gesù ha detto: "Non avete in voi stessi la coscienza?", cioè, davanti a certe cose evidenti, Gesù ha dato delle... dritte! E' un discorso di una serietà eccezionale. Noi, invece, ci mummifichiamo nella ritualità per evitare il contatto con la realtà.
La mummificazione nel ruolo e nel rito sono modelli che servono a non rispondere a quello che nel nostro essere è l'interrogativo principale.
Nel 1998 sono state pubblicate 12 tesi scritte dal Vescovo della diocesi episcopaliana di Newark, John Shelby Spong, che le ha mandate ai capi religiosi perché vengano discusse, così come fece Lutero che ne scrisse 95 e le mandò ai teologi dell'epoca (secondo lo storico Erwin Iserloh, Lutero non le espose mai sulla porta della chiesa come erroneamente si diceva).
Lutero era un sant'uomo con una grande interiorità, rara all'epoca quando il caos era generale. Lui aveva l'intenzione di fermare il diffondersi degli errori che partivano da Roma.
Per discutere delle tesi, bisogna avere il coraggio di cambiare le cose che non hanno più senso.
Einstein diceva: "Se uno non cambia anche quando le cose sono chiare, è perché non vuole cambiare".
Quando le cose sono scientificamente evidenti, bisogna avere il coraggio di cambiare. Negare l'evidenza è peccare contro lo Spirito Santo.
Papa Francesco sta scandalizzando; a Roma c'è un grande malcontento che fa parte della nostra idolatria. Lui è arrivato con una grande volontà di modificare e correggere i grossi errori della Chiesa, però si è dovuto arenare senza riuscire a spostare una sola virgola della struttura portante.
Papa Francesco parla alle persone perché siano in sintonia con lui anche se non lo sono con tutto l'apparato. E' una metodologia particolare che si rivolge alla persona e non all'istituzione perché quest'ultima non si converte; si converte, invece la persona che deve avere la possibilità di sintonizzarsi con il suo messaggio perché Papa Francesco cerca di adeguare il Vangelo al... Vangelo.
Adeguare il Vangelo che è la persona di Gesù Cristo alle persone perché Gesù ha detto: "Io e voi siamo un tutt'uno" e questo lo dice a chiunque lo ascolti: "Chiunque ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica è mia madre e mio fratello", cioè: "E' un mio familiare".
Gesù privilegia la relazione interpersonale e la sua è una testimonianza di vita che giunge fino alla croce. " Tota vita Christi fuit crux et martirium" ("Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio") perché tutta la Sua vita era funzionale al dono totale per far capire all'umanità che la ricchezza di Dio risiede dentro l'uomo e non può venire dal di fuori.
Perché è facile cadere nell'idolatria anche quando si sono fatti dei passi avanti? Come fare per evitare che accada? L'unica modalità efficace è la responsabilizzazione della persona che coscientemente si incammina attraverso le fasi dell'anomia (quando non capisce niente), dell'eteronomia (quando chiede agli altri), fino ad arrivare all'autonomia di giudizio e, quindi, di prassi.
L'autonomia di giudizio è difficile perché il processo di manipolazione passa attraverso il condizionamento, l'alienazione e la strumentalizzazione che sono talmente sottili ed efficaci da non permettere di rendersene conto e così una persona ci cade con una certa facilità.
Questi momenti che passiamo assieme possono essere degli spunti per svegliarci dal torpore della morfinizzazione che spesso facciamo a noi stessi.
Si dice che la religione sia l'oppio dei popoli (e non l'oppio per i popoli) perché è oppio che il popolo stesso si somministra e così si costruisce il... cavallo, il suo Dio, perché si è infilato in un modello nel quale sta discretamente comodo.
Infatti, mettersi permanentemente in crisi non è facile perché esiste una legge di economia di mercato in base alla quale se facciamo le stesse cose con continuità, risparmiamo energia. Se, invece, ad ogni momento, vogliamo renderci conto del perché ci comportiamo in un certo modo, tutto diventa più difficile. In genere, quando capita qualcosa di insolito, uno si ferma e riflette: "Ma perché sto facendo questo?". E spesso si arriva alla conclusione: "Ho sbagliato tutto".
Come parlare di Cristo oggi, specialmente ai giovani? Nel codice genetico della persona è inglobato il modello cristico. Se oggi parlo ad un giovane di Gesù Cristo, si tura le orecchie, ma se parto dalla sua esigenza di voler trovare il senso della vita e gli faccio cogliere l'anelito alla fratellanza, all'apertura alla famiglia umana, lui capisce meglio il Cristo che è in lui, in questi valori, anziché il Cristo che venne 2000 anni fa (che è la stessa cosa), che a lui è arrivato però deformato.
Il giovane è molto più disponibile, dal punto di vista metodologico, a cogliere la sua istanza dentro di sé perché si accorge di stare bene in un contesto di amorevolezza, di fratellanza, di perdono e di relazione. Di Gesù Cristo gli posso parlare dopo. Gli posso dire che Cristo mistico tende a tenere in Sé tutta l'umanità come un'unica famiglia che si ama e che cammina verso la felicità a cui ciascuno anela.
Gesù non ha scritto alcun libro, però, quando si è incontrato con le persone, le ha conquistate. Creò un rapporto con Zaccheo, la Maddalena, Simone, ecc..
Se incontra ciascuno di noi questa sera e noi gli apriamo il cuore, Lui ci dice: "Io con te voglio stabilire una relazione senza fine e anche se tu stai nel tempo e nello spazio, io ti apro l'orizzonte verso una realtà infinita".
Se parliamo profondamente di noi e cerchiamo di liberarci di tutte le scorze che abbiamo addosso, verrà fuori l'immagine del Dio vero.
Proviamo a fare un cammino prescindendo dalle categorie che ci dividono. Facciamo l'esperienza dell'unificazione perché Gesù, quando ha incontrato le persone, non ha fatto uno screening su quello che pensavano e sulle loro idee politiche, ma si è rivolto a persone completamente diverse tra loro, possibilmente non strutturate, pescatori che vivono senza programmi, che prendono il pesce se c'è, altrimenti non pescano niente.
Gesù disse: "Vi farò pescatori di uomini" simboleggiando, cioè, gli uomini con i pesci, l'unico animale che si salvò nel diluvio.
Ogni persona, attraverso il simbolismo, deve aprirsi ad accogliere ciò che Dio le vuole dire.