16° INCONTRO DEL 30-01-2017

Mi veniva in mente la parola "magari" che noi usiamo per significare "volesse il Cielo!".  

Che vuol dire "magari"? E' una parola che viene dal greco "makarios" e significa "beato", "felice".

Il Papa ha detto ultimamente che ci vuole coraggio per essere felici. Infatti, normalmente, noi siamo portati a stare vicino alle persone che soffrono mentre pare ci riesca difficile stare vicino a quelle che sono felici. Sembra quasi che se gli altri che ci circondano non stanno male, noi non ci sentiamo... realizzati!

Ci vuole coraggio per essere felici perché bisogna riconoscere di non esservi costretti. Per questo, la persona deve essere così com'è, cioè deve avere la capacità di cogliere gli aspetti che ci liberano dalla povertà.

Noi siamo troppo abituati a sentire: "Beati i poveri", "Beati quelli che soffrono", "Beati i perseguitati", ecc. e ad interpretare male. Se quelli che soffrono sono beati, Gesù non avrebbe guarito i malati, non avrebbe detto: "La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena".

Come si può conciliare questo aspetto delle beatitudini con tutta la serie di... guai che seguono?

Come si può conciliare la beatitudine con la povertà, per esempio?

La povertà non viene intesa come valore, ma come contrapposizione alla ricchezza. Quindi, i poveri non sono beati perché sono poveri, ma perché Dio li arricchisce, perché è Dio che diventa ricchezza per l'uomo.

Noi ci siamo impoveriti fortemente in questi ultimi tempi perché siamo stati deprivati del Vangelo, siamo stati deprivati del Concilio, siamo stati deprivati di un'antropologia ottimistica. Invece, siamo stati sepolti sotto il terreno di un'antropologia pessimistica per cui dobbiamo fare un grosso lavoro per liberarci da questa mentalità.

Siamo troppo abituati a considerare l'uomo nella dimensione di "caduta". Per esempio, la "caduta" nel peccato originale che ha declassato l'umanità e l'ha resa incapace di costruire la sua felicità.

La colpevolizzazione è ancora abbastanza diffusa. Entrare in chiesa e battersi il petto è un tutt'uno... Trovare in chiesa il crocifisso come sinonimo di sofferenza è comunissimo. E' difficile, invece, trovare un'immagine con un Cristo sorridente...

Il messaggio evangelico che vuol dire "bella notizia", entrando in chiesa, dove lo cogliete? Se andate in una discoteca vedete subito gente che balla, ride, sta bene, è nella gioia...

Dobbiamo entrare nell'ordine di idee che la metanoia o trasformazione o conversione o lettura della Bibbia o del Vangelo per costruire e scrivere il Vangelo del futuro richiede che si vada a recuperare il valore dell'uomo che nella sua essenza strutturale non può tendere a perdersi nella sofferenza o nel malessere.

Purtroppo siamo educati (meglio: diseducati) a rinnegare il nostro essere, non riusciamo a capire la bellezza della collaborazione con Dio Creatore per creare la nostra dimensione di realtà nella gioia perenne.

Papa Francesco sta cercando di dire che il Concilio aveva aperto un discorso molto serio. L'allora cardinale Lercaro diceva, a proposito del concetto di povertà, che questa non va intesa come il non avere le cose, ma è il non avere il fondamento dell'essere. Quando ad una persona manca questo, incorre nella seconda povertà che è quella della mancanza della propria dignità e, quindi, si trova ad essere sballottato senza avere il criterio per conquistarsi un contesto di vivibilità. In ultima analisi, non ha capacità critica.

Gesù non esalta la povertà in quanto tale, ma esalta la ricchezza di Dio che non dimentica i poveri e li chiama a partecipare della Sua stessa ricchezza.

Il povero, in effetti, è una persona che ha perso sé e questa dimensione non può essere esaltata. L'esaltazione va alla ricchezza di Dio che si comunica alla persona.

Stasera dobbiamo cominciare ad interpretare in modo diverso e questa diversità consiste nel renderci conto che la nostra massima povertà non è riferibile all'oggettività, non riguarda la mancanza di oggetti. La povertà sopravviene quando il soggetto si declassa, cioè quando non riesce a cogliere di sé, la dimensione della partecipazione alla ricchezza divina.

Siamo stati deprivati della lettura oggettiva del Concilio che apriva il varco all'immissione dei laici nella struttura della Chiesa. Questa immissione non si è verificata per cui la Chiesa è rimasta deprivata del concetto stesso di Chiesa. Il Concilio ha parlato della vocazione dell'uomo ad entrare nella comunità partecipativa della vita di Dio senza fare troppe distinzioni tra ministri e laici.

Ma i laici sono rimasti nella condizione antecedente il Concilio che era quella tridentina in cui la Chiesa era arroccata nella gerarchia.

Una curiosità: i laici quando muoiono e viene celebrato il funerale, vengono portati fuori dalla chiesa con la testa avanti e i piedi dietro. Gli appartenenti al clero, invece, con i piedi in avanti e la testa dietro per indicare che il clero sta nella chiesa da cui esce quando muore mentre il laico sta sempre fuori.

Questa diversità è indicativa per farci rendere conto di quanto siamo abituati a considerare la Chiesa come... il colonnato di S. Pietro, il Papa, i Vescovi e i preti. Il Concilio, invece, parla della Chiesa come "popolo di Dio" all'interno del quale ci sono funzioni diversificate.

Un'altra dimensione che scaturisce dal Concilio è quella di un Dio che non è più quello che benedice le armi. Ma noi abbiamo ancora i cappellani militari. Niente si è modificato a distanza di 50 anni dal Concilio. L'immagine di Dio va reinterpretata: non è il Dio della guerra che benedice le armi, ma il Dio della non violenza, il Dio che si offre all'umanità senza condizioni, il Dio che "fa piovere sui buoni e sui cattivi e fa splendere il sole sui giusti e sugli ingiusti".

Se oggi l'80% degli italiani dichiara di essere a favore di Trump, il problema non è Trump, ma è l'esistenza di una serie enorme di persone che non avendo preso in mano la gestione della propria realtà, demanda il governo di sé ad un'altra persona, quando cioè, la persona perde sé e non ha nessuna possibilità di riempirsi della realtà di Dio che scaturisce dalla consapevolezza di essere partecipe della vita divina.

La parabola del "Padre misericordioso", nota come la parabola del "Figliuol prodigo", ci deve far pensare.

C'è anche la terza povertà che è quella dell'aspetto antropologico pessimistico che corrisponde alla visione dell'umanità come decaduta a causa del peccato originale e posseduta dal male.

Questa visione pessimistica ha messo l'umanità nella condizione di non avere la predisposizione ad eliminare tutti i tipi di povertà, quella ecclesiale, quella sociale, ecc..

L'uomo è chiamato da Dio a mettere in atto un rapporto di arricchimento perché la felicità è la beatitudine, l'uomo, cioè, collabora con Dio per costruire la beatitudine di se stesso. Il contesto socio ambientale oggi impedisce questo perché il governo globalizzato elimina sempre più violentemente la possibilità di autogestione.

Quelli che hanno ricevuto il messaggio del Vangelo devono avere il coraggio di essere felici in un contesto in cui la felicità è ostacolata dalla deprivazione di queste ricchezze essenziali..  

In parole semplici: se una persona legge i testi del Concilio Vaticano II, si chiede dove questi siano stati applicati. Nelle parrocchie, per esempio, i laici dovrebbero entrare nella cogestione. Ci dovrebbero stare i consigli pastorali in cui anche quelli che non frequentano la chiesa dovrebbero essere rappresentati in quanto facenti parte del territorio...

Una curiosità: il Concilio Vaticano I non fu mai concluso perché i cardinali scapparono a causa della breccia di Porta Pia e della conseguente unità d'Italia. Giovanni XXIII non lo chiuse, ma lo saltò a piè pari indicendo il Concilio Vaticano II dove, per la prima volta, furono ammessi anche i laici.

Questi elementi storici, purtroppo, sono ignorati e il messaggio di Gesù sembra essere extraterrestre, lontano dalla praticità. Dobbiamo prendere contatto con la vita nella sua dimensione storica, reale, quella che ci dà l'opportunità del cambiamento. Ma come può cambiare la nostra vita se il contesto di manipolazione è talmente sottile per cui non abbiamo la possibilità di sorgere perché non ci rendiamo neanche conto di avere la possibilità di criticare? Purtroppo la capacità critica non si sviluppa in questa società. Dovrebbe essere favorita dalla scuola, ma questa è diventata un'istituzione che si appoggia a quella della chiesa. Infatti, a scuola si fanno le "lezioni"(da "lectio brevis" del breviario dei preti), il docente sta in "cattedra" che è il posto del Vescovo (cattedrale) e si fa chiamare "professore" (da "pro fateor", "colui che professa") ed è sempre un insegnamento unidirezionale.

Invece, la criticità si sviluppa su un piano di interdisciplinarietà, quando la persona si mette alla ricerca. Con il sistema dei social network, avremo sempre meno criticità mentre aumenterà l'affastellamento delle nozioni. Non ci sarà la possibilità di fare ricerche perché si avrà una tale abbondanza di nozioni da restarne schiacciati e da non avere più il tempo di chiedersi il perché delle cose.

Se una persona non vuole andare a scuola, pensa di non poterlo fare perché sa (erroneamente) che esiste la scuola dell'obbligo. Non è così: non esiste la scuola dell'obbligo, ma l'età dell'obbligo scolastico. Se una persona non va a scuola e non si sottomette alle sue regole, la società si arroga il diritto di definirla "analfabeta" anche se è uno scienziato.

Non intendo dire che non sia bene imparare a leggere e a scrivere, ma intendo sottolineare che le persone non assumono un atteggiamento critico, non si pongono la domanda: "Voglio o non voglio?", perché tutto avviene in automatico. E' come essere inseriti in una catena di montaggio dove si fanno delle cose automaticamente.

Quando la persona è deprivata della libertà delle sue scelte, viene defraudata della sua essenzialità a prescindere dal fatto che sappia o non sappia leggere e scrivere perché nel momento in cui, normalmente, instaura delle relazioni, si trova comunque a crescere nella sua dimensione umana.

Infatti, ci sono tante società, quella degli Indios, per esempio, che non hanno la scuola, ma non per questo non hanno una crescita umana. Così come gli zingari che non andavano a scuola, ma avevano un tipo di società diverso.

Il problema è che il sistema di manipolazione è talmente sottile da rendere impossibile il sottrarvisi. Oggi chi non ha Internet, per esempio, ha grosse difficoltà di inserimento nella società.

Sul piano concreto, diventerà sempre meno possibile avere relazioni comunitarie perché la criticità, progressivamente, è talmente lesa e sottratta alle singole persone da non lasciare loro neanche la possibilità di accorgersene. Quindi, ciò non avviene solo a livello singolo, ma anche a livello istituzionale. Esempio: l'Italia non ha più la facoltà di intervenire nelle zone terremotate secondo il bisogno di queste, ma deve aspettare l'autorizzazione europea... E di queste situazioni ce ne sono tante per cui, alla fine, ci sarà un immobilismo pressoché totale.

Il Vangelo del futuro è il fermento che non può accettare e facilitare questo modello di soppressione della criticità e, quindi, di una massificazione collettiva che sarà sempre più forte. I giovani di oggi, senza un lavoro e senza possibilità economiche, finita la generazione dei pensionati, faranno la fame perché non avranno diritto alla pensione.

In effetti, andiamo verso una strettoia in cui l'aspetto scolastico che doveva essere quello dell'apertura della mente per leggere come cammina l'umanità, non esiste.

Tra qualche decennio in Nigeria la popolazione arriverà a 1 miliardo di persone, ma chi si pone il problema? Si pensa, piuttosto, a fare uno sbarramento di navi davanti alle coste libiche per impedire che gli africani si riversino in Europa. Tra cento anni, queste misure faranno... ridere i polli!

Così, si fa una legge che obbliga a mettere in sicurezza tutti gli edifici. Questo vuol dire che ci vorranno miliardi di miliardi per cui alla fine verranno a mancare anche i soldi per il pane!

Ci siamo, cioè, talmente avviluppati che non abbiamo più la capacità di superare le difficoltà che sono proprie della condizione umana. Si pretende persino che le galline facciano le uova di una certa dimensione e che le depongano in un posto dove non si sporchi il guscio!...

Papa Francesco ha detto recentemente che chi ribadisce che "si è sempre fatto così", pecca contro lo Spirito Santo. In effetti, compie un atto di idolatria perché è come se volesse promuovere la legge dell'immobilismo che depaupera totalmente la condizione umana.

Anche la paura può bloccare la criticità. Per essere felice la persona deve essere libera. Per essere libera, deve conoscere. Per conoscere deve sapere come stanno realmente le cose e non come le vengono raccontate. Siccome il sistema di informazione vigente racconta frottole, non si ha alcuna possibilità di conoscere la verità. Pertanto, la libertà di scelta viene ad essere progressivamente ridotta.

Nella fase del clan, quello che succedeva era di conoscenza diretta. Oggi tutte le conoscenze sono mediate e così si sa solo quello che viene detto.

Hanno detto che c'era l'antrace (1), hanno detto che Saddam Hussein aveva armi nucleari e chimiche (2)... Chi di noi poteva avere la possibilità di sapere se quelle notizie erano vere o false? Nessuno! Così ci inculcano che dobbiamo difenderci  e si utilizza Dio per benedire le guerre e per dirci che le cose stanno in un determinato modo...

Allora, fare una lettura critica del Vangelo significa che la persona deve svegliarsi dal torpore e cominciare a chiedersi: "Ma questo Vangelo può mettersi in antitesi con la mia naturalità? La mia costituzione che proviene da Dio, si è potuta sviluppare secondo la linea naturale o l'intervento cosiddetto "educativo" e condizionatore della struttura societaria mi ha così deformato da rendermi prigioniero del suo malessere?". Infatti, chi pensa con la propria testa viene definito "orgoglioso" e se si ribella, lo si accusa di peccato perché l'obbedienza diventa legge e si crea un meccanismo di sottomissione.

Se l'obbedienza produce sottomissione, noi non usciamo più dalla situazione di prigionia ed allora il Vangelo che viene a liberare l'uomo non ha motivo d'essere.

Da che cosa il Vangelo ci libera? Da tutti i meccanismi che ci tolgono la ricchezza del divino.

Una volta fatta l'analisi, anche se pessimistica, questa diventa premessa dell'ottimismo perché la persona recupera il diritto di essere se stessa. E quando il singolo riesce a comunicare in autenticità con l'altro, si crea la comunità e, fatto questo, si ha la possibilità di essere un punto di forza per modificare anche la struttura societaria. Negli ultimissimi tempi stanno sorgendo una quantità di teorie che si contrappongono a quelle della globalizzazione. Si comincia a parlare di economia frattale perché quella globalizzata ha portato alla fame. L'economia frattale si oppone, per esempio, alle monocolture perché se un paese coltiva su larga scala un solo prodotto, il prezzo cala moltissimo e quel paese fa la fame. L'economia frattale dice anche che bisogna recuperare il gruppo umano che se riesce a costituire una comunità produttiva per il fabbisogno, allora ha una crescita più naturale e meno invasiva perché quando l'economia è altamente invasiva non regge più.

L'Europa stabilisce, per esempio, le quote latte per cui più latte si produce, più soldi si perdono e le aziende sono costrette a chiudere.

Se non c'è la resistenza delle persone che hanno acquisito consapevolezza e, quindi, il diritto inalienabile della persona che tende a costruire la comunità, non è possibile modificare niente.

Ma vediamo ancora, per esempio, file di auto imbottigliate nel traffico nei pressi dell'outlet di Caserta con persone che cercano di acquistare merce in saldo e che ancora credono che sia un affare!

La felicità è legata alla libertà, la libertà è legata alla conoscenza e questa è talmente manipolata per cui la persona deve stare molto attenta per non entrare nella trappola della catena di montaggio in cui non è più possibile neanche accorgersi di starci dentro!

"Beati i poveri in spirito"...

Non parliamo di ricchezza e povertà materiale. Sono "beati" coloro che avendo ricevuto il messaggio della Parola illuminata che è Gesù Cristo, non si lasciano prendere dalla ricchezza che viene dal basso. I poveri sono gli "anawim" di Dio, i disponibili, quelli che sono attenti a non bersi le frottole che vanno a ledere il diritto di conoscere la verità che è premessa alla libertà e, quindi, alla felicità.

In parole semplici: se una persona non si appropria di tutto ciò che lo costituisce, non può essere "beata". Per essere tale deve svegliarsi dal sonno.

Leonardo Boff (3) recentemente si è incontrato con Papa Francesco che nell'enciclica "Laudato si'" ha ripreso e riportato il suo pensiero. Boff ha detto che nel giro di poco tempo, il Papa sicuramente cercherà di fare delle riforme pastorali eclatanti, forse la concessione del diaconato alle donne o il matrimonio ai preti o la riammissione al ministero dei preti sposati.

In effetti, ci sono situazioni che non hanno alcuna giustificazione a persistere. Perché la donna viene esclusa dal diaconato dal momento che in questa società è inserita in tutti i settori? Del resto, nella chiesa anglicana ci sono anche donne che ricoprono la carica di vescovo.. .

Quando battezziamo i bambini piccoli ancora conserviamo nel rito delle frasi che non hanno alcun senso. Per esempio, si attribuisce il peccato al bambino e gli si chiede: "Rinunci a Satana?". L'uomo del futuro non accetterà questo linguaggio.

Una quarantina di anni fa, partecipavo a delle trasmissioni televisive su Telestudio 50 dove ebbi la possibilità di parlare a lungo della cremazione. Molti volevano linciarmi, ma oggi le cremazioni aumentano del 70% all'anno e tra poco può darsi che saranno rese obbligatorie.

Tutto ciò ci fa capire come la massificazione tende a manipolare le coscienze, ma Gesù ha detto chiaramente: "Non avete in voi stessi la coscienza?". Il lavoro più difficile da fare oggi è proprio quello di appropriarsi dell'identità personale per poter agire nella libertà perché questa è l'unica via per la felicità.

E' difficile anche liberarsi dalle etichettature. Quando diciamo "i terremotati" abbiamo massificato una serie interminabile di persone che hanno delle variabili: c'è il terremotato che ha i miliardi, quello che sta in mezzo alla strada, ecc.. Quando etichettiamo altre persone come "migranti", è la stessa cosa: sono migranti anche tanti italiani che stanno peggio di quelli stranieri o viceversa.

Liberarci significa andare a recuperare l'essere nella sua onticità, cioè così com'è. La cosa più difficile è proprio quella di essere ciò che si è eliminando la tensione e l'ansia per recuperare l'essere nella sua dinamicità.

Un essere che sta in una situazione di indigenza, di bisogno, ha anche la capacità di evolversi per uscire da quella situazione. E' difficile, considerando che in Italia, "Repubblica fondata sul lavoro", recentemente ad un concorso per l'assunzione di 800 persone se ne sono presentate 300.000! E difficile, ma se ci esercitiamo a recuperare la nostra identità, possiamo stabilire relazioni. Queste non avvengono andando alle conferenze, ma sono possibili solo se una persona è capace di entrare dentro di sé, è capace poi di trascendersi e riversare il suo sé profondo nel sé dell'altro.

E' difficile perché entrare in sé e proiettarsi nell'altro, richiede anche il cercare di cogliere nell'altro che effetto ha prodotto questa proiezione.

La comunicazione è anche empatia, ma non solo questa perché è trasmissione emozionale e le emozioni, negli ultimi tempi, si vanno sempre più a relegare nell'aspetto conoscitivo, quello dell'intelligenza razionale. Ma noi abbiamo la necessità di avere l'armonia delle tre intelligenze, quella razionale, quella emozionale e quella viscerale. Se ciò non avviene, la persona non sta bene e, quindi, non comunica bene, e venendosi a trovare in una situazione di difficoltà, è frustrata nella sua essenzialità per cui diventa aggressiva. L'aggressività fa ritorcere il soggetto contro se stesso. Si attiva così un circolo vizioso e la situazione va di male in peggio.

La comunicazione è un gioco permanente che la persona può fare se trova l'accoglienza dall'altra parte. 

Per crescere bisogna tener presente contemporaneamente tutte le variabili che costituiscono la persona. Dietro una persona che parla c'è un mondo. Bisogna allora andare oltre il suono per cogliere il contenuto dell'esperienza dell'altro.

Il tempo è arte e l'arte non è un suono, ma è l'essenza dell'uomo perché mette in evidenza l'aspetto creativo che è proprio della singola persona. Il che significa che se tu non conosci il tuo mondo, non puoi creare niente e sarai uno che balbetta quello che gli altri ti hanno detto.

Questa rovina avviene a scuola quando non ti  si consente di avere la tua arte, ma ti si costringe a ripetere quello che sta scritto sui libri. Tu, invece, devi abituarti a scrivere il tuo libro.

L'arte è "arri a", è andare. L'opposto è l'inerzia, quando si ricevono passivamente le informazioni senza elaborarle, metabolizzarle e arricchirle del proprio mondo e della propria esperienza che è unica e irrepetibile. Il che significa che la tua arte non è la mia...

Allora, questi incontri possono servire a farci riflettere sulla nostra ricchezza che non è fatta di cose perché anche possedendo queste si può star male.

Se arriviamo ad avere la capacità di sfuggire all'indicazione costrittiva, abbiamo fatto una grande conquista perché l'umanità da sola, poi, trova le vie per uscire. Infatti, abbiamo vissuto la crisi più grande che ci sia stata dal neolitico ad oggi, ma ora stiamo voltando pagina. Se continuiamo a richiedere indicazioni su cosa fare, non usciamo mai dal sistema costrittivo. Invece, ciascuno deve cercare di capire che apporto può dare all'aspetto finanziario, ecclesiale, sociale, politico, ecc..

Einstein frequentò l'università per un anno senza esservi iscritto. Lui diceva che l'unico tempo valido è quello... perso perché dà alla mente la libertà di vagare nello spazio dell'inventiva.

Noi abbiamo anche la ricerca a costrizione, ma per poter fare la vera ricerca bisognerebbe essere stipendiati e avere la libertà di starsene a casa dove può capitare di fare una grande scoperta stando magari nel... cesso!

In ultima analisi: bisogna vedere se sei tu che vuoi vivere il tempo o lasciare che il tempo ti viva. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 (1) Bacilli del carbonchio recapitati in lettere spedite ad esponenti politici e a testate giornalistiche subito dopo l'attentato alle Torri gemelle facendo credere che fossero attentati dei musulmani. In seguito, l'FBI accusò di questi 22 attentati con 5 morti, Bruce Ivins, un ricercatore militare americano che morì suicida poco dopo.   

 

(2) Le armi non furono mai trovate, ma in seguito a questa accusa fu mossa una guerra all'Iraq nel 2003 che durò 8 anni. Nel 2006, Saddam Hussein fu impiccato.

 

(3) Teologo francescano brasiliano, esponente della Teologia della Liberazione, ammonito varie volte da Roma, condannato al silenzio nel 1984 per due anni dall'allora Prefetto della Congregazione della Dottrina per la fede, Joseph Ratzinger e diffidato a partecipare al Summit della Terra da Giovanni Paolo II nel 1992. Nello stesso anno lasciò l'ordine dei francescani per essere libero di scrivere e parlare.